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"Swimming pool " - François Ozon (di Caterina Falomo)

"Non giudicare mai un libro dalla copertina" dice Sarah Morton, la protagonista del nuovo film di François Ozon, presentato all'ultimo festival di Cannes e da poco nelle sale italiane.

È una frase che può dire molto su questo film: non giudicare mai una persona per quello che vedi di lei, perché dietro c'è molto di più.
È più o meno questo il filo conduttore di Swimming pool, un film che vede come protagoniste due donne, una scrittrice di gialli, Sarah Morton (Charlotte Rampling) e la figlia del suo editore, Julie (Ludivine Sagnier), due figure apparentemente distanti per età e per modo di vivere, ma che via via si scoprono essere complementari.

Sarah lascia Londra durante una crisi esistenziale e creativa per andare a trascorrere un po' di tempo in Francia nella casa di campagna del suo editore. Lontana dalla nebbia londinese ritrova la voglia di scrivere, ed è proprio lì che Ozon comincia a delinearne il carattere rigido, fatto di piccole manie e abitudini, mostrandoci una donna malinconica e rigorosamente sicura di sé.

Finchè una sera arriva Julie, pronta a trascorrere anche lei del tempo in quella casa. E mentre Sarah si chiude in se stessa e nel suo lavoro, Julie vive sfrontatamente tra lunghe nuotate in piscina e appuntamenti con uomini ogni sera diversi, esibendo una sensualità libera.

La piscina fa da spettatrice silenziosa degli eventi: rassicurante e inquietante insieme a seconda delle scene di cui fa da sfondo. Man mano che il film prosegue le due figure si avvicinano e i due caratteri si smorzano sempre di più l'uno nei confronti dell'altro. Sarah ritrova la sua passionalità, si dà alla danza e al fumo, dimenticando i grigiori della sua stanza mentre Julie, da ragazzina sfrontata e sicura di sé, comincia a mostrare sempre più le sue fragilità, le sue debolezze e le sue paure.

Sarà l'omicidio di un uomo, e il successivo seppellimento, a mettere le due donne l'una di fronte all'altra, rendendole complici e unite nel segreto, in una nuova relazione di compiacenza e solidarietà.

Lungo tutto il film, che inizia lento ma acquista ritmo e sostanza con lo scorrere delle immagini, è il regista, con lo sguardo attento e critico, a guidare lo spettatore nella conoscenza dello spirito femminile, mostrandoci delicatamente le sfaccettature dei caratteri, le manie, le particolarità.

È soprattutto in Sarah, la scrittrice che incarna l'atto creativo, che Ozon sa descrivere oltre alla difficoltà e alla passione del creare, tutto un mondo di emozioni, di paure che però, alla fine, permetteranno alla donna di riscattarsi non solo nei confronti di un editore che non crede nella possibilità di cambiamento, ma soprattutto nei confronti di se stessa.

Caterina Falomo

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