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Le malentendu: il linguaggio come fonte di malintesi
Titolo: Le malentendu
Autore: Albert Camus
Edizione: Folio Gallimard
Genere: teatro


Un'opera intimista, cupa e tragica, con soli cinque personaggi, che inizia in modo semplice ma si dipana con una complessità crescente e si concentra sull'assurdità della condizione umana.
"Le malentendu" rappresenta, così, la tragedia dell'esilio ed il destino solitario dell'uomo.

Il primo progetto di questa "tragedia moderna" (come la chiama l'autore) porta la data del 1941, ma viene scritta solo nel 1943, quando Camus si trova sulle montagne nel centro della Francia, a quel tempo paese occupato.

La trama, in breve, è quella di una tragedia spaventosa, ispirata ad un fatto di cronaca del 1935: un uomo torna dopo vent'anni a trovare la madre e la sorella senza da principio rivelare la propria identità. In seguito ad un malinteso le due donne, che gestiscono un albergo, lo uccidono per derubarlo: scoprendo poi che egli altro non era che figlio e fratello, sceglieranno esse stesse la morte.

É l'autore stesso, nell'edizione americana dell'opera, a suggerire come chiave di lettura una visione molto pessimista della condizione umana, dove lo spiraglio di salvezza e di ottimismo relativo sta proprio nelle mani dell'uomo.
É l'uomo stesso che, in un mondo ingiusto e indifferente, può decidere di salvare se stesso e gli altri, solamente affidandosi alla più semplice sincerità e soprattutto usando la parola più giusta al momento migliore.

Quello che fa la differenza, nelle vicende dei personaggi della tragedia, sta proprio nel non dire "C’est moi, voici mon nom", frase che da sola avrebbe evitato il tragico "malentendu".

Niente di più vero e riscontrabile: cosa che capita spesso nella vita di tutti i giorni e che può avere risvolti più o meno gravi, ma riflette comunque, sempre, le carenze ed i limiti del linguaggio e della comunicazione.
Perché molto spesso gli esiti delle nostre esistenze sono affidati proprio alle parole che non abbiamo detto, sia quando non abbiamo avuto il coraggio di farlo sia quando abbiamo scelto coscientemente di non farlo.
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